Il Sud Italia è l’area con meno casi diagnosticati d’Europa in rapporto alla popolazione. Il Consiglio superiore di sanità parla di “straordinario successo” al Mezzogiorno.
Sud Italia con meno casi in Europa
Ma qual è la ragione di tale risultato? Sicuramente il blocco tempestivo ha evitato che il virus avesse tempo per diffondersi ulteriormente nelle città del Mezzogiorno. Ma non è detto che spieghi del tutto il perché al Sud ci sia un numero dei contagiati inferiore rispetto al Nord Italia e al resto degli stati europei.
Con l’intento di individuare delle cause, il mondo scientifico – si legge sul Mattino – ha già iniziato a formulare le prime ipotesi: clima, immunità genetica e tasso d’inquinamento. Sono i tre fattori presi in esame.
Il più prudente tra gli esperti è Ricciardi, dell’Oms: “La chiusura del Sud Italia prima che il Covid 19 dilagasse è un fatto. Altre ipotesi non si possono escludere, ma al momento non sono provate”. Posizione analoga per Locatelli, Css: “Il successo dell’azione di contrasto molto probabilmente dipende dalla chiusura anticipata, ma non si possono escludere con certezza altri fattori tipo genetica, immunità pregresse, clima, minore inquinamento”.
Brusaferro, dell’Istituto superiore della sanità, predilige l’ipotesi del basso tasso d’inquinamento. “Il recente studio di Harvard che correla inquinamento e diffusione del Covid 19 – dice – è solido e sollecita una riflessione importante, però dobbiamo essere consapevoli che va fatta un’analisi di dettaglio. Dobbiamo approfondire questo argomento e i ricercatori dell’Iss lavoreranno su questo tipo di scenario”.
Secondo il virologo di Padova Crisanti, l’esperto che è riuscito a contenere il contagio in Veneto, a influire potrebbe essere il clima. A seguire, c’è il virologo campano Perrella.
L’esperto ritiene che, oltre alla chiusura tempestiva, il Sud potrebbe essere stato favorito dall’immunogenetica e dal ridotto inquinamento: “C’è uno studio del 2016 dell’Ateneo di Bologna che ha analizzato il Dna di 800 italiani originari di venti province e ha evidenziato nell’Italia del Sud una risposta potenziata contro i batteri responsabili di tubercolosi e guerra”.
Polveri sottili
L’ipotesi che i virus viaggino meglio con le polveri sottili non è nuova. Ci sono diversi studi che ne parlano. Uno studio aggiornato è stato preparato dalla Sima, Società italiana di medicina ambientale, con la collaborazione delle Università di Bologna e di Bari.
“I virus – si legge nel rapporto – si “attaccano” (con un processo di coagulazione) al particolato atmosferico, costituito da particelle solide o liquide in grado di rimanere in atmosfera anche per ore, giorni o settimane, e che possono diffondere ed essere trasportate anche per lunghe distanze”. Secondo la ricerca, le analisi “sembrano quindi dimostrare che, in relazione al periodo 10-29 febbraio, concentrazioni elevate superiori al limite di PM10 in alcune province del Nord Italia possano aver esercitato un’azione di “boost”, cioè di impulso alla diffusione virulenta dell’epidemia in Pianura Padana che non si è osservata in altre zone d’Italia”.