Le istituzioni italiane mettono in pericolo la vita dei residenti della Terra dei Fuochi, la zona campana colpita per anni dallo smaltimento illecito di rifiuti tossici. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani, che ha condannato l’Italia per non aver adottato misure adeguate nonostante il riconoscimento del fenonomeno. La CEDU ha stabilito che il Paese deve attuare immediatamente provvedimenti generali per gestire efficacemente l’inquinamento della zona. La decisione della Corte è definitiva.
Terra dei Fuochi, la Corte Europea dei Diritti Umani condanna l’Italia: “A rischio vita degli abitanti”
Secondo la sentenza, il rischio per la vita è “sufficientemente grave, concreto e comprovato”, al punto da essere considerato “imminente”. I giudici hanno inoltre evidenziato che non vi è stata una risposta adeguata e strutturata da parte delle autorità per affrontare la crisi ambientale della Terra dei Fuochi. I progressi nella valutazione dell’impatto ambientale sono stati lenti, mentre sarebbe stata necessaria un’azione tempestiva. Inoltre, lo Stato non ha dimostrato di aver adottato tutte le misure giudiziarie necessarie per contrastare lo smaltimento illecito dei rifiuti nell’area.
Data la complessità e la gravità del problema, la Corte ha sottolineato la necessità di una strategia di comunicazione chiara e accessibile per informare la popolazione sui rischi per la salute e sulle misure adottate per contenerli. Tuttavia, questo non è stato fatto e, anzi, alcune informazioni sono rimaste coperte dal segreto di Stato per lunghi periodi, come riportato nella sentenza della CEDU. La decisione riguarda i ricorsi presentati da 41 cittadini e 5 associazioni.
La Corte ha accolto parzialmente le obiezioni del governo, respingendo i ricorsi delle associazioni e di numerosi individui. Secondo i giudici, le associazioni non possono essere considerate “direttamente colpite” dalle presunte violazioni relative ai rischi sanitari derivanti dall’inquinamento, e quindi non hanno la legittimazione per agire in nome dei loro membri. Per quanto riguarda i singoli cittadini, in alcuni casi non è stato possibile dimostrare che essi o i loro familiari risiedessero nelle zone coinvolte dall’inquinamento.