Ancora vivo il ricordo del terremoto in Irpinia. Una tragedia che non lascerà mai il cuore dei campani di quella generazione. Ma anche tanti misteri irrisolti. Attraverso la sua pagina Facebook Roberto Saviano dice la sua su quegli anni tremendi:
Il racconto dello scrittore napoletano
“23 novembre 1980, il boato del terremoto scoppiò in Campania, in Basilicata e tutto cambiò per sempre. Il terremoto ha un rumore. Quando la terra trema, tuona. Erano le sette e mezza di domenica, orario cruciale. Se fosse avvenuto al mattino, le persone sarebbero state in strada. Era una giornata calda, ancora estiva nonostante l’autunno, ma alle sette si stava a casa: il lunedì si lavora. E chi non era in casa – molti ragazzi – era nei bar per l’ultima ora prima di rincasare. Venne giù tutto. Quasi tremila morti e migliaia di feriti che non sarebbero mai più tornati indietro da quei minuti. Nessun piano antisismico, nessuna organizzazione pronta per l’emergenza, solo lo slancio dei singoli.
Dopo il terremoto partì la ricostruzione: una delle più grandi speculazioni che la storia ricordi. Soldi a pioggia che divennero voti di scambio, tangenti, imbrogli e potere alla camorra, che gestì la ricostruzione in ogni suo segmento. Avevo un anno. Non ricordo nulla ovviamente. La memoria è ricostruita studiando quello che accadde, e, come spesso succede, quando ci entri dentro con la fibra dei nervi è come se avessi vissuto quelle ore e ricordassi ogni avvenimento. L’ultima dannazione della mia terra è nata da quel disastro.