Importavano hashish dal Marocco e cocaina dal Sudamerica per venderla a Villaricca, Marano, Giugliano e in altri paesi della provincia di Napoli, mano dura del pm Antimafia: chiesti oltre due secoli e mezzo di reclusione per i 16 imputati. Questa mattina le richieste di condanna del pm della Dda Maria Cristina Ribera nell’ambito del processo con rito abbreviato, dinanzi alla dottoressa Picciotti (42esima Gip del Tribunale di Napoli), nei confronti dei presunti capi e gregari dell’organizzazione legata alla cosca di Villaricca. Chiesti vent’anni di reclusione per Salvatore Canale, Luigi Ciccarelli, Alfredo D’Aniello, Pasquale Giordano, Vittorio Maglione, Giuseppe Mainolfi, Angelo Malinconico, Claudio Miraglia e Biagio Romano. Chiesti 18 anni per Giuseppe Polise. Quindici anni nei confronti di Luigi Perrotta e Ciro Petti; per Tania Montella invocati 12 anni. Dieci anni per Gaudenzio Falcone, Biagio Chianese e Ida Pirozzi. Secondo uno dei difensori, l’avvocato Marco Sepe “Questa richiesta era ampiamente prevista considerati i capi d’imputazione e per il fatto che il pm non ha tenuto conto degli esiti del riesame che invece in molti casi aveva annullato la configurazione dello smercio secondo l’ingente quantità ex articolo 80 dpr 309 del 90”.
MAROCCO E SUDAMERICA – L’operazione scardinò l’organizzazione criminale con base a Villaricca e i carabinieri documentarono legami con il clan Ferrara. Le indagini verificarono che il clan Ferrara-Cacciapuoti aveva assunto una posizione dominante in questo particolare settore. Il blitz sgominò un vero e proprio sistema internazionale con collegamenti tra Africa, Europa e America dove in ogni paese c’erano un affiliato di riferimento. Tutto per poi giungere ed essere rinvenuto tra Villaricca e i paesi limitrofi. Il traffico di droga aveva un’organizzazione ben precisa: dal Marocco giungeva in Spagna per poi giungere l’hinterland napoletano grazie ad affiliati di spicco della cosca.
IL MERCATO IN ESPANSIONE – I due principali organizzatori legati al clan Ferrara assegnavano ad altri loro referenti di zona ogni responsabilità del rapporto con gli acquirenti. I referenti, a loro volta, garantivano alloggio logistico agendo, dopo l’avvio delle trattative, in loro vece. La struttura dell’organizzazione e il metodo di distribuzione, controllato da un numero ristrettissimo di persone- rappresentava anche una sorta di ponte per la conquista di ulteriori settori di un mercato dello stupefacente, in continua espansione per la crescente richiesta di cocaina e hashish da parte dei consumatori finali. I vari affiliati ai clan sono oggi detenuti in diverse carceri non solo d’Italia. Cifrone Raffaele risulta infatti detenuto a Lisbona dove fu arrestato.