Oltre cento esemplari di rettili e anfibi, fra cui 3 crotali meglio conosciuti come serpenti a sonagli, e un varano inclusi nella lista degli animali non detenibili e pericolosi, oltre a 11 pitoni reali e 40 “rane freccia” sono stati sequestrati nel napoletano dal Servizio CITES del Comando Regionale Campania del Corpo forestale dello Stato.
L’operazione. L’operazione, condotta dal Servizio Cites del Comando Regionale per la Campania del Corpo forestale dello Stato sulla dorsale Milano-Napoli, è scattata all’alba di domenica scorsa e si è conclusa nella mattinata del giorno successivo. Un’autovettura col carico di animali è stata bloccata nei pressi di Pomigliano d’Arco (NA). Gli animali avevano viaggiato per oltre 24 ore, stipati all’interno di contenitori in una autovettura non adibita al trasporto di animali, con conseguente stress per gli stessi.
Rivenuto un animale morto. È stato infatti rinvenuto un boa constrictor morto dentro una scatola posta sotto una serie di contenitori impilati. Grazie ai pedinamenti durati due giorni è stato possibile bloccare l’automobile che stava partendo alla volta della Germania. I quattro responsabili, di età compresa tra i 24 e 28 anni, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica competente per i reati di commercializzazione e detenzione di specie pericolose, acquisizione senza certificazione di specie in via di estinzione e maltrattamento di animali. Rischiano la reclusione da tre a diciotto mesi, la multa da 5.000 a 30.000 euro, nonché sanzioni amministrative fino a un milione di euro. Il traffico, stimato in oltre 100mila euro annuali, veniva organizzato dal gruppo di giovani insospettabili, senza precedenti penali, che approfittando della passione degli acquirenti per gli animali esotici, lucravano cifre importanti.
Pericolo per l’incolumità pubblica. I crotali sequestrati avrebbero rappresentato un pericolo per la pubblica incolumità, visto che il loro morso è letale per l’uomo ed in Italia non esiste antidoto al veleno. È la specie che in Nord America e Messico provoca il maggior numero di vittime per morso di serpente ed ha un grado di adattabilità notevole tanto che, se liberato in natura in Italia, potrebbe diffondersi con facilità. Gli esemplari prelevati in natura sono infatti sicuramente velenosi e si accerterà nelle indagini in corso la provenienza di quelli sequestrati.