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Truffe agli anziani con la tecnica del finto carabiniere: 26 arresti a Napoli

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Questa mattina, nelle province di Napoli, Torino e Caserta, i Carabinieri del Comando Provinciale di Genova hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Genova nei confronti di 29 persone, tutte originarie del napoletano. L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alle truffe agli anziani. Di questi, 21 sono stati condotti in carcere, 5 sono ai domiciliari e 3 sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Truffe agli anziani con la tecnica del finto carabiniere: 26 arresti a Napoli

L’operazione, denominata “2 OTTOBRE”, in riferimento alla Festa dei Nonni e all’età delle vittime, ha coinvolto oltre 150 Carabinieri di diverse province. Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo di Genova e coordinate dalla locale Procura, hanno rivelato un’organizzazione strutturata e capeggiata da Alberto Macor e Marica Mastroianni, entrambi con precedenti specifici. Il gruppo operava su scala nazionale con diverse squadre che collaboravano tra loro.

Le truffe: 54 episodi e un bottino di 700.000 Euro

Gli inquirenti hanno documentato 54 episodi di truffa, di cui 45 andati a segno e 9 tentati, nel periodo tra aprile 2022 e marzo 2024. Il bottino complessivo ammonta a oltre 700.000 euro. Durante l’indagine, sono stati arrestati 20 membri del gruppo e denunciati altri 4. I Carabinieri sono riusciti a sventare 13 truffe e recuperare circa 90.000 euro in denaro e gioielli.

Il metodo: La truffa del finto Carabiniere o avvocato

Lo schema adottato era sempre lo stesso: le vittime, tutte anziane, venivano contattate da falsi Marescialli dei Carabinieri o avvocati, i quali raccontavano che un parente stretto (figlio o nipote) aveva causato un grave incidente stradale. Per evitare l’arresto del familiare, la vittima veniva indotta a consegnare denaro e gioielli a un emissario dell’organizzazione.

Il truffatore al telefono manteneva la vittima sotto pressione psicologica fino al momento della consegna, impedendole di verificare la veridicità della storia con amici o parenti. Una volta ottenuto il denaro, il gruppo si dileguava rapidamente.

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L’organizzazione: call center e trasfertisti

L’organizzazione criminale operava con un’efficienza quasi aziendale. I vertici stabilivano le aree da colpire e gestivano la logistica:
• Le chiamate partivano da veri e propri call center installati in case o B&B.
• I truffatori telefonici, detti “telefonisti”, operavano da Napoli.
• I “trasfertisti” si spostavano nelle città delle vittime per ritirare il denaro, soggiornando in B&B individuati dall’organizzazione.
• I mezzi di trasporto includevano treni, taxi e auto a noleggio da agenzie compiacenti.

Le comunicazioni avvenivano tramite telefoni di vecchia generazione intestati a soggetti irreperibili o attraverso app di messaggistica con utenze fittizie.

La selezione delle vittime

L’organizzazione usava un metodo mirato per individuare gli anziani da truffare: i membri Vittorio De Filippo e Gabriele Fabiano effettuavano chiamate brevi a numeri fissi, per riconoscere voci di persone anziane. Se la vittima sembrava adatta, il numero veniva passato ai finti Carabinieri o avvocati per avviare la truffa.

Il linguaggio

I membri del gruppo si riferivano alla loro organizzazione con termini tipici della criminalità:
• “Squadra”, “paranza” (gruppo criminale) o “banda” per indicare il sodalizio.
• “La boss” e “’o Mast” (il capo) per designare i leader.

L’operazione dei Carabinieri ha smantellato un’organizzazione ben strutturata, che per anni ha approfittato della vulnerabilità degli anziani per accumulare profitti illeciti.

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