Fu ucciso appena 20enne la sera del 6 novembre 2016: oggi, a distanza di più di 8 anni, la Corte di Cassazione ha identificato in maniera definitiva il suo killer.
Finisce così la triste vicenda di Antonio Bottone, un ragazzo completamente estraneo agli ambienti criminali, ucciso da Enrico La Salvia, ritenuto dalla Dda partenopea un elemento del clan camorristico Sequino.
Omicidio Antonio Bottone: Corte di Cassazione conferma condanna al killer
L’agguato si consumò davanti ad un pub ai Colli Aminei. Quando fu raggiunto da un colpo di pistola calibro 7,65 alla testa, Antonio stava giocando una bambina che aveva in braccio. Rimase solo ferito il vero obiettivo dell’agguato, Daniele Pandolfi, ritenuto legato ai Vastarella e successivamente diventato collaboratore di giustizia.
Nel 2021 La Salvia venne assolto dal gup di Napoli Anna Tirone perché ritenuto “estraneo ai fatti”. Poi, in secondo grado, i giudici lo giudicarono colpevole e condannarono all’ergastolo.
La sentenza della Corte di Cassazione
Oggi la prima sezione della Corte di Cassazione ha dichiarato “irrevocabile” la sentenza in relazione «al giudizio di responsabilità». Ha poi annullato la sentenza impugnata dall’imputato «limitatamente alla circostanza aggravante della premeditazione». Quest’ultima ora dovrà essere valutata da una sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli diversa dalla prima.
«Un’altra vittima innocente di camorra si aggiunge alla lista, – commenta l’avvocato Sergio Pisani, legale della famiglia Bottone – abbiamo almeno la consolazione che il suo assassino è stato assicurato alla giustizia. Antonio ora può riposare in pace».