Usa, Corte Suprema voterà per abolire il diritto all’aborto. Cosa succede

La Corte Suprema degli Stati Uniti voterà per abolire il diritto all’aborto, garantito dalla legge del 1973. A rivelare l’indiscrezione è Politico, che ha ottenuto in esclusiva una bozza scritta dal giudice Samuel Alito sul parere della maggioranza dei saggi. Vediamo cosa sta succedendo negli USA.

Usa, Corte Suprema voterà per abolire il diritto all’aborto

La Corte Suprema degli Usa si appresta a votare per l’abolizione della legge sull’aborto. Il documento trapelato è un ripudio della storica sentenza Roe vs Wade.

Ecco cosa si legge nella bozza intitolata “Parere della Corte”: “Riteniamo che ‘Roe e Casey’ debba essere annullata. È tempo di dare ascolto alla Costituzione e restituire la questione dell’aborto ai rappresentanti eletti del popolo”.

Il testo sarebbe stato scritto a febbraio, secondo fonti riferenti a Politico. I quattro giudici nominati dai repubblicani, ossia Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, hanno votato con Alito, anche lui nominato da un presidente del Gran Old Party, George W. Bush, nel 2005, per abolire il diritto all’aborto.I tre giudici democratici Stephen Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan starebbero invece lavorando per presentare una contro-bozza.

Non è chiaro come si schiererà il presidente della Corte suprema John Roberts, nominato sempre da Bush nel 2006, considerato un moderato.

Diritto d’aborto in Usa: cosa succede

La decisione non sarà definitiva fino alla sua pubblicazione, che dovrebbe avvenire prima dell’estate, ma appare chiara la posizione del massimo tribunale americano.
L’impatto politico di questa decisione però potrebbe diventare una sorta di boomerang per i repubblicani, motivando i democratici ad andare in massa alle urne non solo alle elezioni midterm di novembre, ma soprattutto alle presidenziali del 2024, dove la ricandidatura di Trump, che ha reso questo possibile, viene ormai data per scontata.

La sentenza Roe vs Wade

L’aborto negli Stati Uniti è legale non per una legge o referendum, ma per la sentenza Roe vs. Wade del 1973, quando la Corte Suprema aveva riconosciuto il diritto della donna texana Norma McCorvey di interrompere la gravidanza. Da allora in poi, questa decisione è stata oggetto di feroci contrasti, alimentati in parte dalla fede religiosa di chi considera la pratica un omicidio, e in parte dalla dottrina politica e legale che rifiuta in simili casi la capacità dei magistrati di fare giurisprudenza, e ritiene che la scelta andrebbe presa dai cittadini o dai loro rappresentanti incaricati di scrivere le leggi.
Nel 2018 il Mississippi ha approvato un testo che vieta l’aborto dopo la quindicesima settimana di gravidanza, e ciò ha provocato la causa Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, finita davanti alla Corte Suprema. Nei mesi scorsi il caso è stato discusso davanti al massimo tribunale americano, e a febbraio c’è stato un primo voto informale in cui almeno cinque giudici hanno votato per abolire la sentenza Roe vs Wade. Si tratta di Alito, nominato da Bush figlio; Thomas, scelto invece da Bush padre; e i tre candidati da Trump, cioè Gorsuch, Kavanaugh e Barrett. Il presidente della Corte Roberts, messo al suo posto da Bush figlio, è incerto, mentre i liberal Breyer, Kagan e Sotomayor sono contrari. Ciò significa che le tre nomine di Trump hanno fatto la differenza. Se Ginsburg si fosse dimessa quando Obama era presidente, Donald non avrebbe potuto insediare Barrett e la maggioranza avrebbe ancora difeso il diritto all’aborto.
Nella sua sentenza di 98 pagine, Alito ha scritto che Roe vs Wade fosse completamente sbagliata fin dall’inizio, in quanto nella Costituzione non è presente questo diritto. Una questione come l’interruzione di gravidanza devono deciderla i cittadini, attraverso i loro rappresentanti politici, o a livello statale o federale. Se questo testo verrà confermato, l’aborto diventerà illegale in tutto il paese. Tuttavia, i singoli stati però potranno prendere provvedimenti per consentirlo nel loro territorio, creando una situazione simile a quella della pena di morte, legale a livello federale e in alcuni stati, ma abolita in altri.

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