Era un ragazzo di buona famiglia dell’Arenella, quartiere alle porte del Vomero. 27 anni, finito in una guerra di camorra per colpa di amicizie sbagliate. E’ la storia di Mirko Romano, la vittima della faida di Scampia che molto probabilmente ha ispirato il personaggio di “Valerio ‘o Vucabula’” nella terza stagione della nota serie tv Gomorra.
E infatti, secondo quanto rivela Sergio Leone, pentito del Rione Traiano, Mirko Romano, studente universitario, era legato agli Amato-Pagano e sarebbe stato responsabile, insieme a Salvatore Sembianza e Salvatore Maggio, di ben 8 omicidi per conto degli “Scissionisti”. Avrebbe capeggiato lui il gruppo di fuoco nella guerra contro gli Abete-Abbinante-Notturno di Secondigliano.
Proveniente da una famiglia di impiegati dell’Arenella, il 27enne aveva abbandonato gli studi universitari, pur risultando iscritto, proprio come Valerio Misano, detto “Vucabulà”, per avvicinarsi agli ambienti della malavita. “Si esprime solo in perfetto italiano – aveva rivelato un altro pentito, Carmine Annunziata -. Non parla mai in napoletano, forse non lo capisce neanche. Ovviamente capisce il dialetto, ma non lo parla mai. Credo non lo sappia parlare bene”.
Mirko Romano fu ucciso in un agguato il 3 dicembre dal clan degli Abete-Abbinante-Notturno. In un primo momento si era pensato a una vittima di incidente stradale, ma l’esame del medico legale accertò che Mirko Romano era invece morto a causa di un proiettile. Il corpo fu ritrovato sulla superstrada perimetrale di Melito, sulla rampa di immissione in direzione di Giugliano.
Il ragazzo aveva 3600 euro in tasca e un Rolex d’oro al polso, poi un documento falso intestato a un ragazzo di 23 anni. I carabinieri si presentarono a casa del 23enne: ma lui era vivo e vegeto. Il riconoscimento di Romano fu eseguito attraverso le impronte digitali: Mirko Romano era stato, infatti, già arrestato nell’aprile 2012 poiché ritenuto responsabile, in concorso, di una rapina alla sede del Monte dei Paschi di Siena di Pomigliano d’Arco. Rapinatore e presunto killer, il ragazzo di buona famiglia che non sapeva parlare in dialetto fu una delle vittime della terza faida di Scampia.