Venti di guerra anche in Asia: dopo la Russia, la Cina. “Taiwan è la prossima”

Da un lato la Russia. Dall’altro la Cina. Mentre le truppe di Mosca invadono l’Ucraina e sono alle porte di Kiev, gli osservatori internazionali temono un’altra escalation bellica nel Pacifico: il Dragone vuole riconquistare Taiwan. La Repubblica Popolare potrebbe approfittare del momento di confusione generato dalla crisi europea per attaccare finalmente Tapei e riconquistare l’isola dopo più di 70 anni.

Dopo la Russia, potrebbe attaccare la Cina: “Taiwan sarà la prossima”

A lanciare la profezia sul prossimo attacco è l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nel corso di un’intervista radiofonica. Il magnate newyorkese riferisce che la Cina sarebbe in procinto di cominciare le manovre militari contro Taiwan cavalcando le tensioni internazionali in corso tra Occidente e Mosca. “China is next”, ha dichiarato Trump. Uno scenario inedito, che porterebbe i nazionalismi di nuovo alla ribalta e la creazione di un nuovo asse militarista targato Russia-Cina.

Del resto il patto di non belligeranza tra Pechino e Mosca è ormai noto. Putin ha più volte sostenuto il paese asiatico, confermando che per la Russia Taiwan “è già cinese”. Allo stesso tempo la Cina non ha condannato l’attacco del Cremlino in Ucraina, specificando che bisogna essere cauti nel parlare di “invasione”. Una strategia comunicativa ben chiara che conferma un’alleanza russo-cinese volta a ridimensionare il potere degli Stati Uniti e a ridefinire gli equilibri internazionali, sia in Europa che in Asia.

Perché Taiwan?

I vertici cinesi tra l’altro fanno dei distinguo tra Ucraina e Taiwan e respinge ogni accostamento.  “Taiwan non è l’Ucraina ed è sempre stata parte inalienabile del territorio cinese e questo è un fatto storico e giuridico inconfutabile”, ha detto la portavoce del ministero degli esteri Hua Chunying, riaffermando la posizione di Pechino. L’indipendenza di Tapei è “un vicolo cieco”.

Dopo Hong Kong, l’obiettivo della Repubblica popolare è quella di riannettere l’isola di Taiwan, persa dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando nel 1949 sull’isola si rifugiò una parte della popolazione cinese sconfitta nella guerra civile da Mao Tse Tung. Tapei è quella parte di Cina che non volle essere comunista. E adesso, a distanza di più di 70 anni, Xi Jinping vuole riportare le lancette della storia indietro, come vuole fare Putin con l’Ucraina.

Le paure degli Stati Uniti e i rischi di ampliamento del conflitto in Asia

I fronti caldi del Pianeta potrebbero così diventare due: l’Est Europa e il Pacifico. Due aree dove gli Stati Uniti si giocano quel che resta del suo ruolo di superpotenza mondiale. L’annessione dell’Ucraina da parte della Russia significherebbe un indebolimento della Nato, costretta com’è a fermarsi nella sua politica di espansione a Oriente davanti ai tank russi. La ritirata dall’Afganistan del resto ha già confermato le difficoltà degli Stati Uniti a preservare la sua influenza in Asia. Uno scacco che da Est potrebbe estendersi, con l’occupazione cinese di Taiwan, al Pacifico, un pezzo di Pianeta dove gli Usa dominano incontrastati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Le preoccupazioni di un imminente attacco di Pechino sull’isola sono più che attuali. Il cedimento può essere anzitutto psicologico. Mai mostrarsi deboli agli occhi del nemico. Il Presidente taiwanese Tsai Ing-wen lo ha detto chiaro e tondo ieri sera: “Dovremmo continuare a rafforzare la prontezza al combattimento delle nostre forze nello Stretto di Taiwan per garantire la nostra sicurezza. Di fronte alle forze esterne che tentano di manipolare la situazione in Ucraina e di influenzare il morale della società taiwanese, tutte le unità governative devono essere più vigili contro la guerra cognitiva“.

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