Ben 50 esercizi commerciali tra bar e caffetterie si mettono d’accordo per alzare il prezzo del caffé e del capuccino di almeno 30 centesimi. E’ quanto sarebbe avvenuto a Vicenza, in Veneto. E’ questo uno degli effetti della crisi del coronavirus.
Vicenza, 50 bar fanno cartello e alzano il prezzo di caffé e cappuccino
Secondo quanto è emerso in questi giorni, a Vicenza circa 50 esercenti locali avrebbero siglato un vero e proprio cartello per alzare la vendita al dettaglio del caffé, da un euro a un euro e trenta centesimi, e del capuccino, da un euro e trenta a un euro e ottanta centesimi. Lo avrebbero deciso tutti di comune accordo, così da contenere le perdite derivanti dall’emergenza. Il patto anti-concorrenza finisce ora al vaglio dell’Antitrust. A dirlo il Codacons che presenterà infatti un esposto all’Autorità per la concorrenza, chiedendo di sanzionare il patto siglato tra i bar della città.
«Si apprende che in occasione della riapertura degli esercizi a Vicenza una cinquantina di gestori di bar, accordandosi fra di loro, avrebbero deciso di portare il prezzo del caffè a 1,30 euro e del cappuccino a 1,80 euro – afferma il presidente Carlo Rienzi – Si tratta a tutti gli effetti di un cartello anti-concorrenza, vietato dalle leggi italiane e comunitarie, che sarà oggi denunciato dal Codacons all’Antitrust. E’ gravissimo che i gestori si accordino per alzare tutti insieme e nella stessa misura i listini al dettaglio. Capiamo le difficoltà degli esercenti, ma non è certo scaricando illegalmente sui cittadini i maggiori costi e i minori guadagni legati al coronavirus che si potrà tornare alla normalità».