Torna a vivere grazie a un cuore artificiale. Vincenzo Ruocco, imprenditore 47enne di Villaricca, dopo 130 giorni è tornato a riabbracciare la sua famiglia grazie allo straordinario lavoro dei medici diretti da Andrea Petraio.
Villaricca, Vincenzo grazie a un cuore artificiale: l’operazione al Monaldi
La vicenda viene riportata da Il Mattino, grazie alla commovente lettera di ringraziamento inoltrata dalle figlie dell’uomo, Maria Grazia e Teresa, 20 e 21 anni, inoltrata al manager dell’azienda dei Colli, Maurizio di Mauro, e al personale sanitario. “Questa lettera, oltre a essere mossa dalla riconoscenza, vuole essere un modo per far conoscere una storia di amore e di speranza per chi, come noi, è in attesa di un trapianto salvavita. Che sia un accorato appello alla donazione d’organo. E questi ultimi mesi per tutti noi sono stati lunghissimi e difficili, anche a causa delle restrizioni dovute alla pandemia”.
A fare compagnia a Vincenzo Ruocco soltanto la moglie, Rosa Cimmino, al fianco del marito dal 5 settembre scorso. Le figlie, invece, come tutti i familiari, non hanno potuto vedere il papà per rispettare le restrizioni anti-covid. “Costretti a restare lontani – dicono le ragazze di Villaricca -. La nostra preoccupazione cresceva perché le condizioni di papà peggioravano giorno dopo giorno, in attesa del trapianto”.
C’è una lunga trafila. Bisogna aspettare le donazioni, valutare la compatibilità e tanti altri fattori. Così si ricorre al salvavita. “Papà è stato operato d’urgenza per ricevere un cuore artificiale, l’alternativa al momento salvavita, ed è rimasto in coma farmacologico per molte settimane”, proseguono le figlie. Dopo l’operazione, le dimissioni sono state infatti possibili l’11 gennaio, grazie alla tipologia hi-tech del dispositivo impiantato, di piccole dimensioni, che dà assistenza meccanica al ventricolo sinistro ed è collegato con una protesi all’aorta. Nella lettera, si legge su Il Mattino, rivolta al personale sanitario, Maria Grazia e Teresa concludono: “Vi auguriamo di continuare a fare il vostro lavoro. Tanto utile quanto straordinario, che permette non solo a un ammalato di guarire, ma di far rinascere un’intera famiglia”.