Vita da latitante con cinema e ristorante, ora per Marco Di Lauro sta per arrivare la richiesta della Procura

Qualche volta al cinema, oppure al ristorante. Marco Di Lauro durante i suoi 14 anni di latitanza avrebbe provato a camuffarsi tra la gente ‘normale’. Una capacità di mimetizzazione che hanno sottolineato anche gli investigatori al momento della cattura, poco più di due settimane fa nell’abitazione di via Scaglione a Chiaiano.

Poche uscite per lui, soprattutto di notte come ha lasciato intendere la compagna “Ciretta” durante gli interrogatori.  Il contratto di fitto del covo dove è stato stanato risale all’anno 2014-2015, data dell’allacciamento delle utenze. Pagavano 400 euro al mese. Una donna fissata con le scorte e le riserve – come riporta Il Mattino – a giudicare dai quantitativi di detersivo, di varichina, ma anche dall’olio a disposizione in casa. Attenti alla linea e all’alimentazione, i due coniugi di fatto, secondo quanto suggerisce un libro di cucina sulle migliori diete possibili e gli attrezzi per il body building, amanti anche delle griffe. Gli investigatori hanno trovato un set di borse Prada, accessori da migliaia di euro, ma l’abitazione era comunque molto umile.

Di Lauro junior non si sarebbe mai spostato all’estero. L’ha detto lui durante l’interrogatorio di convalida subito dopo la cattura e l’ha ribadita anche la fidanzata. Gli inquirenti stanno provando a scavare però su narcotraffico e riciclaggio. I soldi del clan fondato da Paolo Di Lauro potrebbero essere stati ricollocati all’esterno. Mete come Dubai, paradiso dei latitante come ad esempio Raffaele Imperiale, broker del narcotraffico per clan come gli Amato-Pagano e ora protetto da cavilli burocratici.

Intanto la Procura di Napoli si appresta a chiedere il trasferimento al regime di carcere duro per Marco Di Lauro , nella convinzione del ruolo di reggente di un cartello che pesa nella geografia criminale napoletana.

Ti potrebbe interessare

Torna in alto